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  • Valentino Masucci

E se in futuro Facebook e Neuralink riuscissero a leggerci nella mente?

Recentemente la stampa internazionale ha comunicato ciò che sta bollendo nella pentola delle innovazioni di due delle aziende più high-tech del momento: Facebook e Neuralink di Elon Musk; e stando a quanto riportato, sembra che nei prossimi anni ne vedremo (forse) davvero ‘delle belle’. Attenzione però agli effetti indesiderati.


Pochi giorni fa, il capo dell’ufficio per le disruptive innovations di Facebook (Building 8) Regina Dugan ha comunicato come le intenzioni del colosso americano siano quelle di sviluppare una tecnologia in grado di ‘leggere la mente’. Una delle ragioni? Nonostante gli smartphones siano stati una grande rivoluzione tecnologica, gli stessi hanno avuto alcune conseguenze per così dire inaspettate: “lo smatrphone ci è costato qualcosa. Ha permesso di connetterci istantaneamente con persone lontane, a discapito però di quelle attorno a noi. Sarebbe meglio se potessimo staccare un po’ più spesso lo sguardo dal telefonino ed alzare nuovamente le nostre teste”. Regina e il suo team di esperti vogliono quindi creare un sistema in grado di codificare le onde cerebrali e permettere così la creazione di messaggi e mail senza la necessità di scrivere fisicamente; sarà infatti sufficiente ‘pensarne’ il testo. “Sembra impossibile ma è più vicino di quanto si possa immaginare”, chiosa l’esperta, che cerca poi di rassicurare gli scettici: Facebook decodificherà solamente quei pensieri una persona sia già intenzionata a condividere e che dunque invierebbe tramite un normale sistema di messaggistica.


E veniamo ora alle ultime stranezze di Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX che di recente ha fondato Neuralink con l’intento principale di connettere le nostre menti a dei super computer. Sembra infatti che Musk voglia permettere all’uomo di stare al passo con l’intelligenza artificiale dotandolo di strumenti per collegare la sua coscienza a quella di una macchina e aumentarne le capacità cognitive. Tra i primi obiettivi? Creare un metodo di comunicazione tra individui che sia più effettivo ed efficiente dell’odierno linguaggio verbale. Nel caso le ricerche di Neuralink dovessero essere fruttuose infatti, sarà possibile in futuro scambiare direttamente i nostri pensieri con un altro soggetto senza alcuna trasmissione orale; si eviterà così, secondo Musk, l’inevitabile perdita di chiarezza insita in tale processo di codificazione.


Come affermava Wittgenstein nel suo Tractatus logico-philosophicus, spesso le persone sono infelici perché non in grado di descrivere e comunicare attraverso l’uso di un linguaggio appropriato sensazioni, emozioni o pensieri; sono perciò condannate, sostanzialmente, all’incomprensione. Forse gli strumenti in via di sviluppo nelle ‘fucine’ dei giganti tecnologici della Silicon Valley ci permetteranno di risolvere tale problema, rendendo quasi superfluo in molte situazioni il linguaggio verbale.


Nonostante i benefici dei quali tali avanzamenti tecnologici sono forieri, l’interesse manifestato nei confronti della decifratura della nostra mente deve mettere però in guardia. Non è difficile infatti ipotizzare un Facebook del futuro dove messaggi e post siano direttamente inviati dal nostro cervello e automaticamente pubblicati sul profilo. E così come avvenuto fino ad ora, non pare irrealistico immaginare i nostri pensieri profilati, salvati e utilizzati per scopi non sempre trasparenti. Ancor più nefasto sarebbe poi la possibilità per queste aziende di non dover aspettare la ‘pubblicazione’ di alcunché nel caso in cui, al momento di creare un account, e nascosta tra migliaia di righe di contratti interminabili e fuorvianti (è stato calcolato che negli Stati Uniti una persona necessiterebbe, in media, di circa un mese di tempo ogni anno per poter leggere tutti i contratti sottopostigli su internet), si trovi una clausola che le autorizzi ad ‘entrare’ a nostra insaputa nella mente di ciascuno (prospettiva piuttosto distopica, ma giustificata dal pericolo nel quale versa, oggigiorno, il valore della privacy).


Ciò che pare essere necessario oggi sono quindi una società ed una classe politica attente agli sviluppi e ai possibili pericoli derivanti dall’avvento di tecnologie tanto invasive (come lo sono anche gli attuali social media, ad esempio), così da non permettere a imprenditori spregiudicati di superare il limite oltre il quale tali innovazioni possano rappresentare una vera e propria trappola per i loro ignari utilizzatori. In altre parole: nel futuro, consapevolmente.

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